Perché tutto questo?

E' ora che lasci qualche memoria digitale di alcuni pensieri che mi accompagnano da tempo. Devo farlo altrimenti potrebbero essere sepolti da altra roba. La mia mente ha smesso di accumulare informazioni.
E' iniziato allora il processo di sostituzione dei contenuti della mia memoria invece del suo ingrandimento. Insomma invecchio. Lascerò qui traccia digitale dello scorrere del tempo e dei pensieri.

2012-03-31

L'urlo di Munch

Che aveva da urlare Munch?
Come mai questo quadro è diventato così famoso?
Non ho letto praticamente nulla sull'argomento e pertanto posso offrirvi la mia semplice e (magari banale) opinione.
Intanto a quanto pare ne esistono 4 versioni ufficiali di cui credo di averne riportate 3 nelle foto qui sotto. Se qualcuno mi indica la quarta (con un link) sarò ben lieto di integrare il totale.

Intanto possiamo soffermarci sulle similitudini tra le opere, cercheremo di trovare quegli elementi che appartengono a tutti i quadri e che dovrebbero rappresentare la visione unitaria che aveva l'autore, se tale visione unitaria in effetti esiste e queste sono piuttosto evoluzioni o variazioni sul tema.
Possiamo verificare che in tutti i quadri è presente:
1) una strada sul lato sinistro
2) un corrimano in legno
3) delle barche sullo sfondo
4) un cielo senza sole ma con nuvole deformate
5) un paesaggio sito sul lato destro appena abbozzato e completamente deformato. Si riesce a percepire qualcosa a malapena ma ciò che dovrebbe essere blu, ossia l'acqua è in realtà giallo e ciò che dovrebbe essere giallo (o piuttosto marrone), ossia la terra, è in realtà blu.
6) vi è una città sullo sfondo (in alto a dx)? io non sono riuscito a capirlo, magari con una ricerca più approfondita si potrebbe sapere se quelle macchie sono edifici.
7) l'uomo che si volta è deformato quanto il paesaggio
8) vi sono uomini di spalle che stanno percorrendo la strada davanti al "protagonista" dell'urlo.
9) la strada presenta profondi solchi perfettamente rettilinei

la terza in classifica
la mia preferita per gli occhi veramente terrificanti
La mia preferita è quella con l'uomo senza occhi. E' soprattutto per ragioni sentimentali
poiché questa è stata la versione che ho sempre conosciuto e credevo fosse l'unico esemplare.
Non conoscevo questa versione fino a stasera... 2° posto!
Direi che anche dopo aver visto le altre 2 versioni delle 3 mancanti quella rimane la migliore. Lo sguardo senza occhi dell'urlante è veramente terrificante. La chiamerò "horror"
Nella seconda versione invece vi è un po' più di umanità. L'opera appare più curata rispetto alla versione horror e pertanto la chiamo "stupor".
La terza opera la boccerei completamente per la poco riuscita espressione facciale dell'urlante che definirei più "scandalizzata" che "terrorizzata". 
Così a naso penso che questa sia una versione tra le ultime elaborate. 
Da qui il nome "scandal" a questa versione.
Eppure nella scandal l'autore ha lasciato un paio di indizi fondamentali per interpretare al meglio questo quadro.

Allora? Cosa rende quest'opera così famosa?
Il simbolismo che io trovo in questa opera è il seguente.
La fortuna dell'opera è a mio avviso tutta nella potenza espressiva del volto della persona urlante.
Colpisce direttamente chi osserva e (almeno nella versione horror) riesce a incutere davvero
un senso di pura angoscia. 
La potenza espressiva è data da alcuni elementi peculiari che sono:

1) l'assenza dei capelli
2) la deformazione della figura
3) l'assenza degli occhi
La 1 e la 3 richiamano il teschio come simbolo della morte. 
Il colorito del viso denota tratti cadaverici così come lo fanno la lunghezza e la "secchezza" delle mani.
La deformazione della figura è una peculiarità che rappresenta il collegamento con il paesaggio.
L'uomo cammina il sentiero della vita, scritto da altri e segnato da un percorso preferenziale.
Uscire dal percorso non è possibile perché all'interno del percorso tutto è logico e razionale.
Tutti gli uomini vivono la propria vita seguendo le impronte o i solchi lasciati da altri uomini prima di lui.
Il sentiero con il corrimano è quindi il simbolo della società e delle sue regole e leggi.

Leggi scritte e non scritte.
Una mummia rinvenuta
da qualche parte. Davvero
impressionante la
somiglianza con l'urlo
Gli uomini percorrono il breve tratto della loro vita seguendo un percorso razionale.
Le figure che precedono l'urlante sono ritte e non deformate. Quindi la deformazione appartiene solo al protagonista in primo piano.
Come mai costui è deformato? Cosa ha provocato in lui la deformazione?
Il simbolismo mi pare evidente. Rispetto a chi lo precede l'uomo deformato si è voltato.
Voltarsi comporta un riesame della propria condizione umana e la verifica della sua assurdità.
In effetti l'uomo quando pensa, riflette.
Riflettere è da intendersi proprio come ci dice la parola stessa, ossia come essere uno specchio della realtà.
L'uomo deformato riflette il paesaggio che è anch'esso deformato e assurdo.
Quindi siamo di fronte al simbolo di qualcuno che non ha dato retta alle convenzioni e al modo di vedere la vita dei suoi contemporanei.
L'uomo si è voltato verso il paesaggio, verso la realtà della condizione umana, e ha capito che è una follia seguire un percorso razionale in un mondo assurdo.
Quindi la sua mente razionale, che fino a quel momento lo conduceva lungo il sentiero della logica (l'uomo si trova infatti sulla strada), è stata colpita dalla realtà che ha ignorato per tutto il tempo della sua esistenza precedente.
Quindi l'uomo viene a vacillare, le sue certezze razionali si sgretolano.
Avviene il rifiuto di questa nuova percezione della realtà, un rigetto. Un urlo.
L'uomo grida, e l'urlo è così forte che si tappa le orecchie rispetto al suo stesso grido.
In effetti buca la tela! L'urlo è reso così bene che sembra di sentire questo urlo abissale.
Quindi troviamo il simbolo della realtà in un paesaggio distorto e deformato che
sfugge alla capacità razionale dell'essere umano.
Troviamo il simbolo delle tradizioni, della cultura, della via già battuta.
Troviamo anche il simbolo dell'uomo che riesce a emergere dalla quotidianità e dalla banalità della propria esistenza preordinata dalla società.
Però l'uomo grida. Disperato.
Il quadro colpisce anche e perché l'autore ha volutamente inserito la figura sulla strada, ed è lì che noi lo incontriamo.
Munch ha deciso che chi guarderà il suo quadro è nella strada. Ha posto il corrimano ben oltre l'angolino in basso a destra del quadro proprio a indicarci che anche noi siamo sulla strada della razionalità e della convenzione.
Siamo al di fuori del paesaggio caotico.
Quindi l'uomo che si volta sta urlando verso di noi!
Anche questo aspetto è decisivo per colpire l'osservatore e comunicargli che qualcosa non va.
Questo cadavere urlante (simbolo della morte, della malattia, della follia dell'esistenza) sta guardando noi.
Cerca in noi un appiglio alla propria follia, cerca negli altri, in quelli che incontra, una sorta di comunicazione del proprio disagio esistenziale.
un altro urlo niente male (foto tratta dal sito di emilius da atlantide)
Sta a noi aiutarlo e ricondurlo alla ragione? Al percorso preordinato e razionale?
L'opera non sembra suggerirlo. 
Il messaggio che traspare è che solo l'uomo che grida ha una visuale a 360 gradi della realtà e che quindi dovremmo voltarci anche noi e riconsiderare tutto il nostro modo di vivere.
Nella versione scandal l'autore ha inserito un indizio importante ed è la persona che sta appoggiata al corrimano.
Sembrerebbe che uno dei modi per prendere coscienza della realtà e dei suoi paradossi (censurati dalla razionalità attraverso percorsi mentali preferenziali) comporti il dover fermarsi.
L'uomo appoggiato simboleggia qualcuno che sta soppesando il cammino della propria esistenza, magari a seguito di una delusione riguardo a un'aspettativa, oppure a un lutto improvviso.
Insomma è qualcuno che ha smesso momentaneamente di camminare.
Questo è il primo passo (sic!) per aprirsi a una nuova percezione della realtà, una visione più ampia ma almeno inizialmente profondamente destabilizzante.
Sempre nella scandal vi sarebbe un secondo indizio simbolico ed è la persona a fianco al tipo appoggiato al corrimano.
Sembrerebbe, ma dovrei guardare immagini a maggior definizione, che questa persona sia voltata proprio verso colui che è rimasto indietro.
Quindi il voltarsi non è sintomo automatico di una visione a 360 gradi della realtà. L'uomo voltato non sta urlando, è ancora "razionalmente dritto".
Nel gesto di umana compassione che costui sta facendo, consolando colui che si è fermato con il suo osservarlo e aspettarlo in silenzio, si può quindi abbracciare una nuova dimensione della realtà senza per questo finire in preda alla disperazione.
Credo che si voglia simboleggiare che negli attimi in cui ci si dedica agli altri si può trovare una alternativa all'andare avanti senza senso che caratterizza la condizione umana.
Infine, se l'uomo che si volta guarda noi, e se l'uomo che si volta è lo specchio fedele di ciò che lo circonda (è deformato quanto la realtà del paesaggio), allora quello che noi vediamo è in realtà la nostra immagine riflessa.
Quindi questa figura malata e straziata, vestita di stracci e di aspetto cadaverico, non è niente altro che la denuncia della miseria e assurdità della condizione umana.
Una tale condizione è troppo difficile da accettare (eh già caro Fritz, avevi proprio tanta ragione) e va negata attraverso metodi e strumenti di controllo sociale (la strada).
Una cosa è certa: L'urlo di Munch continuerà e risuonare per secoli alle orecchie di tutti coloro che credono che la vita sia il tran tran alienante, frenetico e allo stesso tempo tranquillo, che ci si para davanti e dentro ogni giorno che viviamo, meschini, riparati dalle convenzioni e abitudini che mascherano la realtà, splendente e sanguinante che ci circonda.


8 commenti:

  1. Le linee regolari del ponte e delle altre persone presenti sul ponte creano una discontinuità nello stile in cui si presenta l'opera. Questa scelta aggiunge, se mai ce ne fosse bisogno, un carattere alienante alla figura in primo piano. L'autore dedica il ponte (creazione umana) e gli altri personaggi (e si potrebbe aggiungere la regolarità delle linee delle barchette), a coloro che nella vita tirano avanti senza porsi troppe domande ma infarcendo la propria vita di un fatalismo paralizzante. Mentre il resto, compresa la figura che urla è dedicata a tutti coloro che come l'autore, soffrono i percorsi già scritti e le spiegazioni già pronte....e nell'interrogarsi, nel voltarsi, nel rallentare il cammino, vede se stesso e il mondo che lo circonda sfaldarsi e sfocarsi sempre di più ... fino ad urlare, fino ad impazzire...Chissà? Dobbiamo sperare che si giri dall'altra parte e continui a camminare? Oppure ci piace pensare che continuerà a urlare per l'eternità?

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    1. Grazie per l intervento Diego. La tua integrazione al commento la ritengo azzeccatissima, soprattutto per il particolare delle barche che avevo totalmente tralasciato.

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  2. L'immagine della piccola barchetta in mezzo al mare è utilizzata anche da Friedrich in questo quadro http://zret.blogspot.it/2009/10/le-bianche-scogliere-di-rugen-un.html..... Da De Gregori in maniera ossessiva e da moltissimi artisti in tutte le epoche...
    Anche nel dipinto di Munch il tentativo dell'uomo di dominare la natura è presente (vista la deformazione del paesaggio contrapposta alla linearità' delle barchette) ma l'autore non usa i personaggi e le barchette per presentarci la piccolezza dell'uomo di fronte alla natura (o al Dio). Bensì' li usa come sfondo della realtà percepita da lui stesso (che poi è il personaggio in primo piano). L'autore non riesce più a percepire il suo prossimo e le barchette in lontananza come le percepisce Friedrich (un appoggio, una speranza e una possibile verità) MA soltanto come uno sbiadito sfondo, come un lontano ricordo di quelle che erano le sue certezze prima che la pazzia e quindi l'urlo prendesse tutto il primo piano della sua coscienza.

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  3. Andrea, la tua analisi è molto dettagliata e la condivido totalmente. Continuo a dire che l'Urlo di Munch è il nostro urlo. E' quello stato d'animo che tutti noi condividiamo perchè tutti noi lo riconosciamo come...ahimè...il nostro!
    Munch scrisse sulle pagine del suo diario che mentre camminava con alcuni amici vide il paesaggio tingersi di sangue. Fu allora che sentì l'urlo di angoscia della Natura unirsi al suo.
    E' quell'attimo che ritrae, dando ad ognuno di noi la possibilità di fermarsi con lui per condividere la sua angoscia e la sua paura di vivere.
    Andrea, ti invito a seguirmi ancora su Viaggionellarte per condividere ancora qualche tappa del cammino
    http://www.viaggionellarte.com/

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    1. Non mi occupo solo di arte. Anzi, quasi per niente. Ma mi iscrivo subito al tuo blog e spero farai altrettanto.

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  4. Mi piace moltissimo la tua chiave di lettura Andrea. Aggiungerei qualche elemento, per avvalorare quanto hai detto e per allargare un pò il panorama. La strada perfettamente dritta non trova mai l'orizzonte, confinandoci in un terribile angolo senza speranza. L'occhio nel cielo in alto a sinistra, che tanto somiglia all'occhio di giove fa un po il verso agli occhi mancanti del protagonista della scena, almeno in una versione. A parer mio l'occhio rosso rappresenta l'intuizione, il lato femminile mortificato dell'uomo che comunque emerge inevitabilmente. Aggiungo: il soggetto, che si copre invano le orecchie con le mani, è davvero l'uomo? O è solo una sua intuizione? E forse l'uomo in questo quadro non c'è ma l'uomo è il quadro stesso?

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    1. Che dire Mariano? Poni elementi molto interessanti che integrano ed effettivamente allargano il panorama.
      Grazie di aver letto e dell'apprezzamento.
      L ultima tua frase è particolarmente problematica per me da decifrare. Nel senso che mi lascia senza parole e devo rifletterci su.
      Non so se possa trasmettere angoscia quello a cui tu alludi. Io ho cercato di spiegare perché questo quadro sia così inquietante.
      La strada dritta porta a un "rimpicciolimento" degli uomini. Mi piace tanto questo suggerimento che hai dato.
      Grazie ancora.

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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Grazie da parte mia e di tutti i visitatori per voler condividere il tuo pensiero.