Si potrebbe cercare i significati dei nomi dei mesi.
Febbraio deriva forse da febbre?
E Aprile da apertura delle gemme?
Settembre-ottobre-novembre-dicembre contengono i numeri 7-8-9-10.
Ad ogni modo ho trovato questo:
Gennaio Ianuarius (Dedicato al dio Giano)
Febbraio Februarius
(Dedicato alla dea Febris, o mese della purificazione)
Marzo Mars (Dedicato a Marte)
Aprile Aprilis (Dal latino aperire,
riferito alla schiusa dei fiori)
Maggio Maius (Dedicato alla dea Maia,
madre di Mercurio)
Giugno Iunius (Dedicato alla dea
Giunone, in latino Iuno)
Luglio Iulius (Dedicato a Giulio Cesare;
precedentemente si chiamava Quintilis)
Sulla settimana ho trovato questo:
Sunday Sun’s day Sol (divinità femminile)
Monday Moon’s day Luna (divinità maschile)
Tuesday Tyr’s day Tyr (dio della guerra e del coraggio)
Wednesday Wodan’s day Odino (dio supremo della guerra e della magia)
Thursday Thor’s day Thor (dio della forza e delle tempeste)
Friday Frigg’s day Frigg (dea della fecondità e dell’amore)
Saturday Saturn’s day Saturno (probabilmente un’influenza latina)
Un po' come è successo per il caso Sunday-Domenica.
E allora?
Come possiamo risalire alla codifica originaria dei mesi che sia in qualche modo contenitrice di messaggi originali riguardo il tempo e lo spazio?
Si potrebbe provare a guardare il calendario in altre lingue e cominciare a fare supposizioni:
I nomi dei 12 mesi ordinari celtici, indicati per esteso o in abbreviazione all'inizio di ciascun periodo: Samonios (estivo, probabilmente il primo di ogni anno ogni lustro[1]), Dumannios, Riuros, Anagantios, Ogronios, Cutios[senza fonte], Giamonios (invernale, settimo mese dell'anno[1]), Simiuisonna, Equos, Elembiu, Aedrinios, Cantlos[senza fonte].
Molto interessante anche questo altro elemento etimologico (il sottolineato-grassetto è mio):
Il vocabolo latino Mensis (MESE) deriva dal nome di un’antica
divinità della Frigia, Men, che aveva a che fare con le misurazioni del tempo.
E’ curioso notare che, dalla stessa radice indoeuropea di *MEN- , deriva il
sostantivo inglese moon, che indica il corpo celeste che più di ogni altro si
può considerare un misuratore
naturale del tempo che passa con l’alternarsi ciclico e costante delle sue fasi. Tracce dell’associazione di questa divinità con la misurazione del tempo sono testimoniate in molte parole presenti ancora oggi in italiano, come ad esempio “immane” e “settimana”.
naturale del tempo che passa con l’alternarsi ciclico e costante delle sue fasi. Tracce dell’associazione di questa divinità con la misurazione del tempo sono testimoniate in molte parole presenti ancora oggi in italiano, come ad esempio “immane” e “settimana”.
Ok, io credo che sia abbastanza chiaro che chi ha organizzato la settimana, i mesi, insomma il computo del tempo, lo abbia fatto in riferimento ai cicli che osservava nel cielo (luna e sole) e che abbia incastonato questa conoscenza nelle parole utilizzate per indicare gli stessi elementi.
Il che è ovvio, direte voi.
Ciò che non è così ovvio è che parte del messaggio inserito nella lingua, nella cultura, nell'arte e nella roccia, non è stato ancora decodificato completamente o meglio, che non siamo ancora riusciti a collegare tutte le tracce lasciate al vero motivo per cui sono state lasciate.
Trovare i MOTIVI delle SCELTE effettuate dai nostri predecessori è un esercizio che potrebbe farci stupire sulle loro conoscenze, sia astronomiche che umane.
Su questo pianeta io dovrei essere il solo ad aver ipotizzato (almeno a quanto ne so) che la parola inglese "year" sia subdolamente collegata a doppio filo con la parola "yard" relativa all'unità di misura della distanza.
I concetti di tempo e spazio sarebbero stati legati concettualmente tra loro molti millenni prima che Einstein ne desse una formulazione logico-matematica.
Intendiamoci, non è che ipotizzo che i celti o gli inglesi o coloro i quali hanno creato e utilizzato queste 2 parole sapessero di relatività e quantistica.
Il collegamento per me deriva da qualcosa di molto empirico, ossia "illaziono" che nel corso di un anno avveniva uno spostamento di "qualcosa", relativo a un osservazione astronomica, di una lunghezza che poi è stata posta come "1 iarda".
Ecco qui un esempio di fratture nel "continuum spazio-temporale". |
Gli antichi hanno fatto davvero così?
Per dare una risposta, si dovrebbe cercare non solo nelle memorie storiche, ma soprattutto all'interno delle lingue e delle parole, della loro nascita ed evoluzione.
Magari si scopre che l'etimologia della parola "yard" è un'altra e l'ipotesi sarebbe quindi da scartare.
L'etimologia è in fondo l'ultimo tesoro inesplorato delle culture del passato.
Ma anche la filologia, l'onomatopeica. E l'architettura antica.
Perciò ai miei figli cercherò di far parlare tante lingue.
Di dargli gli attrezzi per creare, smontare e rimontare i giocattoli invece di comprarglieli già fatti dai cinesi.
E di fargli capire quanti tesori sono nascosti nelle lingue e quanti giochi si possono fare con le parole.
E imparando le lingue potranno entrare in contatto con le umane diversità che popolano questo mondo, per guardare se stessi e la propria cultura da un altro punto di vista.
E guardandosi da lontano ognuno di loro si riconoscerà, e vedrà che vi sono emozioni indotte dal posto in cui sei nato e vissuto e altre autentiche.
Potranno ritrovare tutto questo, che adesso sto pensando, anche quando io non ci sarò più.
E spero che tutto ciò li aiuti a meravigliarsi di quante possibilità la vita offra in ogni istante, anche e soprattutto quando si troveranno in mezzo alle tempesta o nella calma piatta senza onde. Nelle foreste intricate o in aridi deserti.
Spero che troveranno sempre la forza di cercare la loro strada.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie da parte mia e di tutti i visitatori per voler condividere il tuo pensiero.